Origine dell’epidemia del Coronavirus

storia ed evoluzione del coronavirus

Origine dell’epidemia del Coronavirus

18:57 23 Febbraio in Notizie, Sterilizzazione

Negli ultimi vent’anni, si sono sviluppati tre coronavirus. Hanno causato focolai ed epidemie nel mondo e hanno messo a rischio la salute dei cittadini di molte nazioni.

SARS-CoV

Nel 2003 si sviluppò la  sindrome respiratoria acuta grave (SARS) malattia dovuta a un coronavirus; la sequenza del virus era molto diversa dagli altri coronavirus che all’epoca causavano malattie umane.

Il virus fu chiamato SARS-CoV, poiché i pazienti febbrili presentavano una grave sindrome respiratoria acuta e potevano presentare sintomi come tosse e dispnea e polmonite.
L’epidemia di SARS-CoV iniziò nel Guangdong, in Cina, e si diffuse in molti paesi del Sud-est asiatico, Nord America, Europa e Sudafrica.

La trasmissione avveniva da persona a persona attraverso le goccioline che si diffondevano con la tosse o lo starnuto, il contatto con le mani o toccando le superfici contaminate.
Gli operatori sanitari erano a rischio di contrarre la malattia.
L’ultimo caso di SARS-CoV si verificò nel settembre 2003, dopo aver contagiato oltre 8.000 persone e aver causato 774 decessi con un tasso di mortalità per caso, calcolato al 9,5%.

MERS-CoV

Nove anni dopo, in Medio Oriente, precisamente nella penisola arabica, comparve un nuovo coronavirus caratterizzato da malattie respiratorie, da cui il nome di MERS-CoV; i sintomi non sono specifici, ma molti pazienti accusano gravi difficoltà respiratorie acute.

Analogamente a SARS-CoV, gli operatori sanitari corrono un rischio maggiore di contrarre la malattia.
Tuttavia, rispetto a SARS-CoV, MERS-CoV è ancora in circolazione con un tasso di mortalità molto più alto (circa il 35%) ma con basso R0 (circa 1), il che significa che ogni persona con la malattia lo trasmette a un’altra persona (il R0 della SARS-CoV era 4).

R0 è il “numero di riproduzione di base”, un valore che misura la “potenziale trasmissibilità di una patologia”, che, se non viene correttamente interpretato, può portare a facili allarmismi; inoltre, è solo un valore potenziale della trasmissibilità, e non specifica quanto velocemente si diffonderà la malattia infettiva.

SARS-CoV-2

  • Dicembre 2019: a Wuhan, una metropoli di oltre 11 milioni di persone in Cina a Ovest di Shanghai, compare un nuovo virus che provoca una specie di polmonite.
  • 30 dicembre 2019: a Wuhan un gruppo di pazienti presenta una polmonite a eziologia sconosciuta.
  • 7 gennaio 2020: gli scienziati stabiliscono che la causa di COVID-19 è un nuovo coronavirus 2019-nCoV, successivamente chiamato SARS-CoV-2.
  • 11 Gennaio 2020: si registra la prima vittima in Cina del coronavirus, deceduta a causa della polmonite.
  • 13 Gennaio 2020:  muore in Thailandia la prima persona fuori dalla Cina, ma appena rientrata da un viaggio a Wuhan.
  • 21 Gennaio 2020: il virus colpisce gli Stati Uniti, la Corea del Sud, il Giappone e l’Australia.
  • 24 Gennaio 2020: il coronavirus 2019-nCoV si diffonde in Europa, in particolare in Francia, a Bordeaux e Parigi.

Questo nuovo virus ha infettato più persone rispetto ai suoi due predecessori.
Numerosi fattori hanno permesso la rapida diffusione di questo virus: Wuhan è la capitale della provincia cinese di Hubei, con oltre 11.000.000 di abitanti, ed è un importante snodo di trasporti; ciò aumenta la possibilità sia di contatto da persona a persona che di diffusione in altre località.
L’ R0 viene calcolato tra 2 e 3,5, cioè un paziente può trasmettere la malattia ad altre due o tre persone.

I pazienti con infezione da COVID-19 presentano febbre, tosse secca e dispnea e, nei casi più gravi, hanno la polmonite.
Il tasso di mortalità è compreso tra il 2% e il 3% circa.
SARS-CoV-2 causerà molte più morti rispetto ai suoi predecessori, anche se il tasso di mortalità è inferiore alle infezioni da MERS-CoV, perché ci sono molti più casi. Le autorità cinesi hanno messo in atto misure di contenimento senza precedenti, tuttavia, i casi con SARS-CoV-2 sono segnalati in molti paesi esteri.

Prevenire il contagio

Per prevenire la diffusione del coronavirus ed il conseguente contagio è fondamentale l’isolamento ed è urgente fare diagnosi e trattare questi pazienti.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha attivato una pagina web con le indicazioni sulle modalità di sorveglianza e gestione dei pazienti, riportando tests di laboratorio specifici per SARS-CoV-2.

Nel caso un paziente risulti infettato da SARS-CoV-2, deve essere trattato prendendo in considerazione le precauzioni per prevenire il contagio.
La maggior parte delle misure adottate sono ad oggi sintomatiche, sebbene i medici utilizzino alcuni farmaci antivirali.

In attesa della pubblicazione dei risultati di autopsie con campioni di tessuto polmonare di pazienti deceduti, sulla base di studi di imaging e di ciò che conosciamo di SARS-CoV e MERS-CoV, lo stadio più grave della malattia mostrerà probabilmente un danno alveolare diffuso con formazione di membrana ialina, infiammazione delle pareti alveolari e, se è presente una polmonite batterica secondaria, infiltrato infiammatorio intra-alveolare da parte dei neutrofili.
Qualsiasi altra caratteristica specifica rimane da scoprire attraverso studi patologici su pazienti affetti da questo nuovo virus.

In sintesi, la storia di SARS-CoV-2 continua ad evolversi, poiché SARS-CoV e MERS-CoV hanno avuto comportamenti diversi, SARS-CoV-2 avrà probabilmente caratteristiche proprie che conosceremo con l’avanzare dell’epidemia.

Articolo tradotto dall’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine